È stato un beniamino, un idolo incontrastato, a Napoli e in Argentina considerato quasi al livello di un dio: Diego Armando Maradona è stato ben più che un semplice campione di calcio. Un atleta tutto genio e sregolatezza che ha vinto tanto e ha fatto sognare intere generazioni. In tanti hanno vissuto col sogno di poter arrivare ai suoi livelli, anche se nessuno mai è stato in grado di raggiungerne le qualità tecniche. Se ne va quello che è considerato a tutti gli effetti il calciatore più forte di tutti i tempi, stroncato da una vita fatta di eccessi e che lo ha portato ai problemi di salute con cui provava a combattere da tempo.
Nato con un pallone tra i piedi in Argentina
A Lanus, in Argentina, il 30 ottobre del 1960 nasceva Diego Armando Maradona. Una vita segnata dal pallone, un’autentica passione viscerale che lo ha portato a toccare con mano la bellezza dei successi internazionali. Nato in una delle zone più povere della città, da un’umile famiglia, il suo passatempo preferito era senza dubbio quello di giocare a pallone per ore e ore. C’è chi giura di averlo visto fin da bambino fare cose strabilianti col pallone tra i piedi. E proprio le sue capacità tecniche furono apprezzate dall’Argentinos Juniors, club col quale esplose letteralmente negli anni ’80. Poi fu ingaggiato dal Boca Juniors, uno dei club più celebri dell’Argentina e del mondo. Proprio con la maglia gialloblu si fa notare con gol e giocate d’altissima scuola: un talento probabilmente mai visto in nessun altro calciatore.
La parabola ascendente di Diego: l’approdo in Europa
Correva l’anno 1982, e il Barcellona decise di portare in Europa quello che veniva considerato l’astro nascente del calcio internazionale. Il presidente Nunez decise di acquistarlo immediatamente prima dell’inizio del Mondiale in Spagna. Ci si aspettava molto di più nell’esperienza catalana di Maradona che comunque fece intravedere qualcuno dei suoi lampi di genio. Il palmares con la maglia blaugrana parla di una Supercoppa di Spagna, una Coppa del Rey e una Coppa della Liga. Purtroppo però i tifosi ricorderanno i suoi numerosi infortuni e un episodio che fece già capire al mondo gli eccessi di un personaggio come Diego: la rissa con Goikoetxea, contro cui si scagliò al termine della sfida con l’Athletic Bilbao. La sua intenzione era quella di vendicare un brutto fallo subito addirittura qualche mese prima.
L’arrivo a Napoli: un legame indissolubile
Qualsiasi tifoso del Napoli ricorderà per sempre la data del 5 luglio 1984: allo stadio San Paolo avveniva la presentazione del neo-acquisto, Diego Armando Maradona. Un colpo da novanta per i partenopei, col presidente Ferlaino che se lo aggiudicò per ben 13,5 miliardi di lire, non pochi per l’epoca. Nel 1986 Maradona vinceva un Mondiale con la sua Argentina in Messico, con la Mano de Dios con cui beffò Shilton e l’Inghilterra. Un episodio che ha fatto la storia del calcio e che lui ha ammesso come una rivincita sugli inglesi dopo la sconfitta nella guerra delle Falkland. Memorabile anche il gol in serpentina, ad oggi ancora considerato il più bello della storia del calcio. Si trattava perciò del periodo migliore per Maradona che sotto la sapiente guida di mister Ottavio Bianchi nel 1986/87 portava il Napoli alla conquista del suo primo Scudetto. un traguardo storico, ottenuto al cospetto della Juventus del genio francese, Platini. Per poco non ottenne anche la tripletta nella stagione 1988/89, con il trionfo in Coppa Italia e quello in Coppa Uefa nella finale di Stoccarda. Nel 1990 invece si aggiudicava un altro Scudetto con la Supercoppa Italiana all’inizio della stagione successiva: questi furono gli ultimi trofei in maglia azzurra.
L’inizio della fine per Maradona calciatore e uomo
Il 1991 è considerato l’anno che ha sancito l’inizio della fine per Diego Armando Maradona. Al termine di Napoli-Bari del 17 marzo risultava positivo alla cocaina all’antidoping. Arrivava così una lunga squalifica (15 mesi). A questo punto decise di lasciare Napoli, città dove aveva costruito tanto ma dove aveva iniziato ad intrattenere rapporti con le persone sbagliate. Sembrava pronto a dire addio al calcio, ma le forti pressioni dei vertici Fifa che lo volevano ai Mondiali successivi, lo portarono a tornare a giocare con la maglia del Siviglia dove non lasciò una traccia particolare. Tornò così in patria, al Newell’s Old Boys. Questa fu anche l’ultima maglia dato che decise di ritirarsi in anticipo così da preparare al meglio il Mondiale in America del 1994. Ma fu proprio qui che dovette appendere le scarpette al chiodo definitivamente dato che al termine di una gara della competizione risultò nuovamente positivo alla cocaina.
Maradona allenatore e una fine disgraziata
Da allenatore non si ricordano grandissime cose per Diego Armando Maradona. Nel 2010 guidava al Mondiale in Sudafrica la sua Argentina ma fu eliminato dalla Germania. Altre esperienze sono state quelle negli Emirati Arabi Uniti, con l’Al-Wasl e con il Fujarah, poi in Messico con i Dorados, dove ha vinto il campionato di serie B, e l’ultima, nel 2019, con il Gimnasia La Plata.
Fuori dal campo, non sono mancate vicende controverse: padre di cinque figli avuti da 4 donne diverse, uno dei quali – Diego Jr – è stato riconosciuto solo nel 2007. Senza dubbio la dipendenza da droga e alcol, così come gli psicofarmaci gli avevano fatto perdere lucidità.
Anche per la morte non ha scelto un giorno qualsiasi: è deceduto lo stesso giorno di Fidel Castro, suo storico amico, e di un’altra stella del calcio molto simile a lui, George Best.