I dati Istat mostrano che nell’ultimo decennio (2009-2018) il numero degli italiani emigrati all’estero è aumentato considerevolmente: 816mila espatri e solo 333mila rientri, per una differenza media annua di circa 70mila italiani. Nel periodo precedente tra il 1999 e il 2008, 428mila erano le partenze rispetto ai 380mila rimpatri. Oggi si assiste invece a una contro tendenza rispetto alla fuga di cervelli che ha caratterizzato gli ultimi anni.
Post-lockdown grazie alle nuove possibilità offerte dal lavoro da remoto, si prospetta per molti expat la possibilità di un rientro in Italia e aumenta quindi il numero dei lavoratori che si trovano di fronte alla necessità di ricollocarsi sul mercato del lavoro italiano.
Tra le principali motivazioni per il rientro sicuramente vi è l’emergenza sanitaria e il desiderio di stare vicini ai propri cari ma anche il fatto che le misure adottate dal governo italiano vengono percepite come più efficaci rispetto ad altri paesi europei.
A fronte della decisione di rientrare in Italia, Carola Adami, head-hunter e CEO della società di selezione del personale Adami & Associati, mette in guardia da alcuni errori:
“L’errore che fanno in molti è quello di buttarsi subito nella ricerca vera e propria, senza un momento di riflessione. Questo è uno sbaglio che potrebbe costare caro, perché prima di mettersi alla ricerca degli annunci di lavoro è bene riflettere sulla propria esperienza professionale e sui propri obiettivi, capire cosa si può offrire alle aziende proprio in virtù della propria esperienza all’estero e via dicendo. Solo nel momento in cui si sarà costruito uno storytelling professionale efficace e focalizzato sulle proprie peculiarità e sui propri obiettivi ci si potrà muovere con successo verso le nuove opportunità lavorative.”
Fonte: ComunicatiStampa.net